Intervista a Federica Zanca

Intervista a Federica Zanca

Dialoga con Silvia Polastri

Silvia: Siamo qui con Federica Zanca. Due parole su di lei: si è laureata in pedagogia, con indirizzo psicologico, si è subito specializzata in naturopatia approfondendo nel corso degli anni la tecnica olistica del cranio-sacrale. Collabora con diversi centri olistici in Italia, anche come riflessologa plantare. “L’arte del tocco” è il suo primo manuale. Quando mi arrivò a casa, lo lessi tutto d’un fiato. Federica, se vuoi dirci tu due parole in proposito…

Federica: Buon pomeriggio a tutti e grazie di essere qui. Sono Federica Zanca e vengo da Verona. Come ha detto Silvia sono laureata in pedagogia con indirizzo psicologico. Sono naturopata psicosomatico, ho frequentato la scuola parauniversitaria del dott. Morelli, e sono operatrice del benessere. Quindi lavoro con terapie olistiche di medicina naturale: crani- sacrale, di cui parlo nel libro, riflessologia plantare e facciale, cristalloterapia. Mi occupo anche di riequilibro alimentare e altre terapie che lavorano per il benessere in toto della persona. Devo innanzitutto ringraziare l’editrice Eleonora Belletti, che mi ha dato l’opportunità di scrivere “L’arte del tocco”, oltre a un altro libro che verrà pubblicato a breve. Lei mi ha spronata e ha creduto in me ed è grazie a lei se sono arrivata a essere l’autrice di due libri, che penso e spero non siano gli ultimi. Devo ringraziare anche i miei due figli, Annachiara ed Edoardo, che mi hanno consentito di accostarmi alle discipline olistiche. Io infatti ero un’insegnante della scuola primaria, dove sono rimasta per più di vent’anni. Nel corso del mio insegnamento ho deciso di accostarmi anche alla scuola di naturopatia, ho conseguito il diploma e ho cominciato a lavorare nel mio studio di Bovolone, chiedendo il part-time alla scuola. Poi ho fatto il grande salto: mi sono licenziata dal posto statale con grande stupore di chi mi conosce. Sono stata felice di averlo fatto, non mi sono mai pentita. Credo nel mio lavoro, credo soprattutto che lavorando con il cuore, oltre che con la professionalità, i risultati si ottengano sempre. Così per me è stato, fino a questo momento. Ho collaborato con diversi centri olistici in Italia, anche con uno studio medico a San Severo in Puglia, a stretto contatto con un medico omeopata, e con molti altri. Il mio libro “L’arte del tocco” è dedicato al mio mentore, Luigi Dragonetti, naturopata di Perugia, che mi ha formato e dal quale ho appreso la terapia cranio-sacrale oltre alle altre che ho già citato. Mi ha insegnato la tecnica, ma soprattutto mi ha trasmesso l’amore per questo lavoro e per il cranio-sacrale, la terapia olistica che più sento mia.

Silvia: Dato che il libro verte proprio su questo, cosa intendiamo per cranio-sacrale? È un termine che si sente molte volte, che si trova nella letteratura. Ci si può informare su che cosa sia, ma sentirlo spiegare da chi lo pratica è tutta un’altra cosa.

Federica: Infatti, il cranio-sacrale è una terapia olistica ancora poco conosciuta in Italia. Nasce agli inizi del Novecento con l’osteopata dott. Sutherland e viene poi trasmessa dal mentore all’allievo. È una tecnica a vasto raggio per il riequilibrio di corpo, mente e spirito. Per l’equilibrio a 360 gradi della persona. Il libro si intitola “L’arte del tocco” perché toccare è un’arte. Queste parole di Osho, riportate anche nel libro, sono significative: “Impara l’arte del toccare con profonda umiltà e preghiera, è la migliore cosa da imparare. E quando l’avrai appresa, avrai trovato la strada per tornare a casa, un’arte che sgorga dal cuore.” Ho detto tutto. Nel momento in cui io mi accosto al corpo di una persona, quel corpo è un tempio sacro. Quindi il massimo rispetto da parte mia, in quel momento sono l’operatrice che si prodiga per promuovere un equilibrio a 360 gradi di corpo, mente e spirito. Partendo dal presupposto che l’uomo è anima, non che l’anima risieda nel corpo e quindi vivrà in eterno. Quest’anima ha diritto al massimo rispetto, al non giudizio. Nel momento in cui mi accosto a questo “lavoro”, passatemi il termine, ho l’unico obiettivo di aiutare quest’anima a ritrovare sé stessa.

Silvia: Nel libro c’è una parte tecnica, in cui spieghi passo per passo come tu ti approcci e ti comporti, persino da che parte del lettino di sposti. Chiudendo gli occhi ti si immagina mentre ti muovi. Due frasi che ci sono nella tua introduzione, che riprendono questa tua ultima affermazione: “Il corpo non è solo materia inerte ma è il grande involucro dell’anima” citando Koch, “l’anima non dura nel corpo come in un carcere da cui saremo liberati solo dalla morte, l’anima è l’uomo nella sua totalità, l’uomo non ha un’anima, egli è l’anima.” Questa è un’affermazione che mi ha davvero colpito. Pensando alla società in cui viviamo, un mondo nel quale l’orologio sembra correre troppo in fretta e non ci sia tempo per fare nulla, siamo di corsa, affannati, attacchiamo il post-it al frigorifero perché altrimenti “ci dimentichiamo”. In questo contesto che senso e che importanza ha il prendersi cura?

Federica: Ha un’importanza fondamentale. Come dici tu, Silvia, siamo in una società del benessere: ma quale benessere? Forse non ce lo siamo mai chiesti. La società ci dà tutto, non ci manca niente a livello materiale ma forse ci toglie a livello spirituale, intendo dire che ci toglie il tempo di pensare a noi stessi, di prenderci cura e dare importanza a noi stessi. Il mio insegnante diceva: “Un po’ di sano egoismo, prendetevi cura di voi, dedicatevi del tempo. Ascoltate le vostre emozioni, i vostri disagi”. Ogni disagio, organico o meno, ha sempre un riflesso a livello emotivo. Ecco perché dicevo che il cranio-sacrale lavora a 360 gradi. Quando la persona si presenta a me, nove volte su dieci ha mal di testa, è ansioso, non dorme… Cose che sentiamo dire sempre, che però hanno una spiegazione emotiva. Dietro qualsiasi disarmonia, non uso il termine patologia perché è prettamente medico, c’è sempre qualcosa di emotivo. Dobbiamo imparare ad ascoltarci, prenderci cura della nostra anima, che è il nostro essere più profondo. Altrimenti siamo travolti da questa società che non dà modo di ascoltarsi. I mezzi di comunicazione, telefono, Tv, computer… non ci manca nulla. Proprio ieri una cliente, venuta per farsi un trattamento mi ha detto: “Federica, una volta leggevo di più… adesso con questi telefonini e tablet non c’è più tempo per leggere.” Non è che non c’è più tempo, è che siamo assorbiti e frastornati. Tablet in una mano, computer davanti, telefono in quell’altra. Ascoltarci fa paura, guardarci dentro può far emergere delle cose che ci fanno male e che ci costringono a riflettere. Si cerca di deviare il pensiero, invece mai come oggi sarebbe necessario dedicarci del tempo. Ciò non significa fare un trattamento perché “non ho altro da fare”, ma farlo perché comprendo che questo mi aiuta a riscoprire qualcosa che ho dentro e a cui non do voce. A questo libro io ho dato un taglio prettamente emozionale, lo sottolineo perché il cranio-sacrale è una tecnica molto usata anche dagli osteopati per disfunzioni organiche e quindi in modo più meccanico, io invece lavoro con il cranio-sacrale quando ho disagi emotivi di una certa rilevanza: traumi irrisolti, lutti, cose molto pesanti. È chiaro che la persona che soffre di mal di testa continuo ha un emotivo non risolto, e lavorandovi e riequilibrando il livello emotivo, aiutando a prendere consapevolezza di questo disagio, si risolve anche il disturbo fisico. Una disarmonia non è solo il mal di testa a livello del corpo, ma anche a livello di anima e mente. Siamo collegati, tutto si riflette.

Silvia: Visto questo collegamento corpo-anima, il rapporto fra il nostro stato emotivo e le difese immunitarie quanto è importante?

Federica: È fondamentale, perché lo stato emotivo influisce in modo positivo o negativo sulle difese immunitarie. Ad esempio, le persone che vivono nel Nord dell’Europa e hanno poche ore di luce, sono spesso depresse, questo perché la luce del sole è curativa. Sembra sciocco, ma se ci pensate quando avete la luna di traverso se vi alzate la mattina e piove, la depressione aumenta. Se c’è il sole, c’è una nota in più di positività, ci ricarichiamo. Dobbiamo coltivare pensieri positivi, per farlo servono stati d’animo positivi. Ciò non vuol dire essere sempre felici, bensì cercare di trovare il positivo in ogni situazione, e quando sento che non sto bene mi faccio trattare da chi di competenza. Non mi devo trascurare: un disagio preso all’inizio è facilmente recuperabile, uno che si cronicizza è molto più difficile da risolvere. Le difese immunitarie sono collegate agli stati emotivi, perché, è comprovato dalla scienza, la persona che ha stati emotivi positivi alza le sue difese immunitarie e prende la vita un po’ più alla leggera. Cerca di trovare soluzioni ai problemi, non di crearne altri oltre a quelli che già ci sono. Di problemi ne abbiamo tutti. Ho riportato nel libro alcuni esempi di persone da me trattate e i cui risultati sono stati positivi. Riporto un esempio di una persona che sto trattando adesso con il cranio-sacrale, terapia che adopero anche quando ho persone che si presentano da me senza saper dire che cosa hanno. Lo uso perché, lavorando sulle fasce che fanno da tessuto connettivo, io sento dove c’è rigidità, dove c’è un disagio su cui devo lavorare, e dove invece c’è serenità. Non è necessario che racconti, anzi, forse meno racconta meglio è. Sto attualmente lavorando su una giovane adulta di 19 anni, sua madre ha cominciato con me un percorso alimentare e di linfodrenaggio e mi disse che voleva portarmi sua figlia per lavorare sull’emotività. Mi ha raccontato che la ragazza aveva trovato il fratello più grande impiccato dieci anni prima. Diventata grande si portava ancora dietro questo trauma e in casa non si parlava mai del fratello. La ragazza è venuta, non mi ha detto niente, e io ho cominciato a trattarla con il cranio-sacrale. Ci vuole empatia, se la persona entra in empatia con te l’hai già conquistata, è fondamentale. Ho fatto la prima seduta, poi la seconda dopo una settimana. Dopo questa la madre mi ha chiamato di nascosto dicendomi: «Non so cosa tu abbia fatto ma mia figlia non è più la stessa. Ha cominciato a parlare, a raccontare episodi di quando era bambina che aveva vissuto con il fratello». Capirete che soddisfazione per me, che ci metto la professionalità, ma anche il cuore. Solo con la tecnica non avrei ottenuto niente. Ho fatto cranio-sacrale per sei, sette sedute, la ragazza ha continuato a venire. Ricorderò per sempre che dopo la quinta seduta, si è alzata da lettino, mi ha abbracciato e mi ha detto: «Non te l’ho mai detto, ma mio fratello si è impiccato e l’ho visto io», e io le ho detto: «Immagino sarà stato un bel trauma», e lei: «Sì, ma grazie a te l’ho superato». Mi ha detto che voleva farsi un tatuaggio, un bambino seduto sulla luna che rappresentasse suo fratello, mi ha chiesto un consiglio e mi ha inviato la foto quando lo ha fatto. Queste sono le soddisfazioni.

Silvia: Tu hai preso una decisione importante: firmare per abbandonare il posto fisso, per andare verso un’area, lasciami dire, ancora sconosciuta, quasi un’incognita. Dicono: perché non prendi da mangiare, da pagare l’affitto, da mantenere i figli? Queste sono le domande che poi fanno. A te, come Federica, quanto costa tutto questo?

Federica: Come ho detto prima ho fatto per più di vent’anni l’insegnante alla scuola primaria. Questo dedicarmi agli altri penso sia un carisma che ho e che ho coltivato nel tempo, probabilmente anche per il mio vissuto. Quindi ho sempre svolto una professione di aiuto agli altri. Crescere assieme alle famiglie, ai bambini, non è facile. L’ascolto è fondamentale. Tanti colleghi mi vedevano come la mosca bianca perché io non facevo solo didattica, ho sempre parlato con i miei alunni, cercavo di dare voce ai bambini, per fare in modo che potessero parlare, esprimersi. Ho voluto essere una persona di riferimento. Tutti siamo in grado di insegnare a leggere e scrivere ma è il cuore che metti, il dare spazio alle voci degli altri, a fare la differenza. Ho sempre dedicato mezz’ora al dialogo durante le lezioni e i bambini parlavano. Per me questo è crescere come persone, il confronto di esperienze è fondamentale. I bambini si facevano ascoltare perché forse nessuno li ascoltava a casa e trovavano a scuola, la mattina, questo momento di dialogo. Era un momento di crescita anche per me, un rapporto bidirezionale. Questa professione di aiuto agli altri ora la svolgo nel mio lavoro. Una mia cara collega mi diceva: «Ricordati che le anime vanno accompagnate non solo da piccole ma anche da adulte, ormai per te è arrivato il momento di fare quel salto». Da allora ho fatto passare due anni, mi sono presa l’aspettativa e un anno sabbatico. Nel mio cuore già sapevo che non sarei più rientrata a scuola. Mi sono presa del tempo, per meditare sulle cose in modo razionale. D’altronde col lavoro statale vieni sempre pagato, mentre quando hai una libera professione deve venire la gente se vuoi avere uno stipendio a fine mese. Nel momento in cui mi sono staccata dalla scuola, già solo lavorando nel mio studio, ho cominciato a vedere i primi risultati. A un certo punto la spinta è talmente forte che devi fare il passo, perché queste decisioni importanti, come tante altre nella vita, devono essere fluide. Se senti che fai fatica a prenderle vuol dire che non è il momento. Quindi io in questi due anni ho maturato la mia scelta, che già sentivo, fino a che non mi sono sentita di fare il passo. La scuola era diventata una palla al piede, non tanto per i bambini, perché mi mancano molto, ma per il sistema scolastico, che non mi faceva sentire libera. Quindi a un certo punto questa scelta l’ho fatta a cuor leggero, quando ho firmato il licenziamento sapevo che sarebbe andata bene. L’energia che impiego in questo lavoro è molto forte, maggiore di quella che impiegavo a scuola, perché qui ho bisogno di una centratura. Devo essere libera da qualsiasi pensiero. Vado in studio mezz’ora prima di iniziare col primo paziente e faccio meditazione. Quando chiudo la porta di casa lascio là tutti i miei pensieri. La persona che arriva ha diritto ad avere tutto quello che io posso dargli. Tra una persona e l’altra, soprattutto se trattata col cranio-sacrale, io mi prendo sempre una mezz’ora. Chi arriva la sera ha diritto a essere ricevuto come quello che viene la mattina. Io devo essere libera da qualsiasi pensiero: la persona riceve da me la mia energia e le mie vibrazioni. Devo essere centrata, dare il meglio di me, perché alla persona sotto le mie mani arriva tutto. Sta tutto nel contatto tra le mie mani e il corpo della persona, che in quel momento si sta affidando a me. La sua è sempre una richiesta di aiuto, anche se non la sa esplicitare. L’emotivo ha valenza importantissima sulla nostra vita di tutti i giorni, più di quanto pensiamo. Ci sono anche medici tradizionali che cominciano ad avere una visione olistica. Alla persona in chemioterapia iniziano a indicare anche il sostegno di terapie olistiche. Io ad esempio ho trattato una donna di 34 anni, con un tumore al polmone. Faceva chemio e radioterapia. Veniva da me tre volte alla settimana, come supporto. Lo stato emotivo conta: affrontare la chemio con lo spirito di dire “sì ce la devo fare” e farlo pensando “oddio è la mia fine” non è la stessa cosa. In questo caso ho lavorato molto con la cristalloterapia.

Silvia: E quindi tu, nella tua esperienza, stai riuscendo ad avere una collaborazione positiva con la medicina tradizionale?

Federica: Sì, vedo che ho dei riscontri. Questa signora è riuscita a sopportare bene le cure, si sentiva carica. Se il medico tradizionale è di aperte vedute, anche la persona si sente sostenuta. Veniamo da una cultura di medicina tradizionale, l’olismo nasce in questi ultimi anni. Se tanti passi sono stati fatti è grazie alla medicina tradizionale, però se i medici cominciano ad aprirsi, al sostegno psicologico e alle terapie olistiche, perché no? Io ho avuto buoni riscontri con questa paziente e con un altro signore in cura al centro cefalee dell’ospedale di Borgo Trento di Verona, stufo del cortisone e altri farmaci che voleva essere trattato con il cranio-sacrale. Quando lo disse alla dottoressa, lei stessa lo sollecitò a farlo. Ovviamente io non tolgo i farmaci, non è di mia competenza, sta di fatto che poi questa persona non ha più preso niente. Il medico mi ha supportato e abbiamo lavorato in sincronia.

Domanda: Hai detto che cominci ad avere dei riscontri dalla medicina tradizionale. Per la riflessologia non credo sia particolarmente difficile, dato che se non sbaglio si tratta di medicina cinese tradizionale, anche per quanto riguarda il cranio-sacrale siamo all’interno di un ambito che può essere più o meno accettato, nonostante alcune rigidità, ma per quanto riguarda la cristalloterapia, quali ti sembrano le reazioni oggi? Potrebbe quasi essere scambiata per stregoneria…

Federica: Io la cristalloterapia la applico, quando vedo la necessità, o su persone già fidelizzate o su qualcuno con cui ho già confidenza. Questa ragazza di cui parlavo prima era stata una mia alunna, lei mi conosceva e mi ha dato piena fiducia. La persona si deve fidare, altrimenti non è ricettiva. In effetti la cristalloterapia è un po’ particolare. È il corpo della persona che richiama il cristallo, richiede quello piuttosto che un altro, in base alle proprie disarmonie. Ognuno ha la sua funzione. Con gli uomini non l’ho mai usata, sono molto più scettici su questo argomento. Ho lavorato invece con il cranio-sacrale su uomini di 40-50 anni. Come ho già detto, questa pratica fa accedere a emozioni profonde e traumi di vecchia data, in genere la donna cede prima, si apre e ti racconta. L’uomo invece tende a irrigidirsi, sente di stare entrando in contatto con questa parte più profonda, però non vuole farsi vedere “debole”, caratteristica tipica della nostra cultura. Anche se dopo alcune sedute io capivo già dov’era il disagio, non dicevo nulla perché deve essere la persona ad aprirsi. In un paio di casi questi pazienti rimandavano il prossimo appuntamento con la scusa degli impegni di lavoro. Queste persone possono stare via un mese, un mese e mezzo e poi tornano. A quel punto hanno iniziato a prendere confidenza con queste emozioni dentro di loro, hanno cominciato a rielaborarle e sentono che hanno bisogno di essere aiutate, quindi tornano.

Silvia: Un percorso che si interrompe in modo così brusco e che riprende tempo dopo, a te richiede più energia? Riesci a riprendere dal punto in cui ti eri fermata o le resistenze sono ancora più forti?

Federica: No, le resistenze da parte della persona non sono più forti, ma io faccio più fatica perché devo capire cosa è successo nel mentre a quella persona, che già conosco. Nel momento in cui una persona interrompe il percorso, io mi ricordo chi è e qual è il suo disagio, ma devo capire cosa è successo in quel mese in cui è stato assente, come lui ha rielaborato questa emozione. Devo sentire quali messaggi mi inviano le fasce energetiche del corpo e ciò richiede un po’ più di lavoro.

Domanda: I messaggi sottoforma di che cosa ti arrivano?

Federica: Quando io lavoro con il cranio-sacrale soprattutto, ma anche con le altre terapie olistiche, lavoro con l’emisfero destro. Devo staccare l’emisfero sinistro della razionalità, perché tutto mi arriva tramite intuizione. Non devo pensare, devo fidarmi delle mie intuizioni, se sento che li c’è un blocco non devo pormi domande: le intuizioni non mi ingannano mai. A volte sento persino che mi formicolano le mani, ciò significa che c’è un blocco energetico potente. A seconda della parte del corpo, c’è un significato. Il fegato ad esempio è l’organo della rabbia, la milza della preoccupazione. Chi ha sempre la voce bassa e il mal di gola, ha il blocco al chakra della gola: non vuole parlare per paura delle reazioni degli altri. Quando stavo imparando, trattai un collega che soffriva di acufene. Gli dissi che secondo me era stufo di sentire qualcuno che gli continuava a parlare nelle orecchie e non ne poteva più. Era sposato e aveva problemi con la moglie. Più tardi si separò e l’acufene sparì.
Ogni sintomo ha una sua spiegazione: il mal di schiena dipende dalla zona, il mal di schiena basso indica preoccupazione economica, chi soffre di cervicale si sente caricato di molte responsabilità, “sentire il peso del mondo sulle spalle” non a caso è anche un proverbio.

Domanda: Lei tratta casi di misofonia? È stata recentemente accertata e diagnosticata come patologia. È una reazione di rabbia e odio nei confronti di certi suoni, soprattutto di masticazione.

Federica: Non mi è mai capitato. A livello psicosomatico andrei a lavorare sulla rabbia. Probabilmente c’è qualcosa di trattenuto e non elaborato, anche di vecchia data, che riguarda sicuramente suoni o parole sentite, che ha creato questo blocco e si ripercuote sul fegato. Io in questi casi lavoro molto con il Thetahealing, un’altra tecnica olistica dove la persona è seduta vestita di fronte a me e io tramite alcune domande specifiche cerco di farle ricordare cose vissute; è un percorso un po’ più lungo ma efficace.
Talvolta, invece, persone che vengono da me hanno difficoltà a farsi toccare… già per loro venire è un grande passo. Anche in questo caso c’è qualcosa di vecchia data, che a suo tempo li ha feriti, magari il poco amore della madre. C’è una spiegazione psicosomatica a tutto.

Domanda: Riallacciandomi al discorso che faceva prima ovvero che noi siamo anima. Nelle discipline olistiche si parla anche di reincarnazione: come fa l’anima ad entrare in un corpo? Tu, che applichi queste tecniche, ti accorgi quando c’è un campo energetico di reincarnazione in un essere umano?

Federica: Io parto dal presupposto che la reincarnazione c’è sempre, perché l’anima continua a vivere. Io non capisco quando è stata reincarnata, ma sento quando c’è un blocco che risale a vecchia data, a vite precedenti.

Domanda: Cosa ne pensa dei famosi “non-morti”, persone che sono “tornate indietro”?

Federica: Non sono un medico, ma da quel che so una persona viene dichiarata morta dopo che sono trascorse tot ore. Una persona clinicamente morta tornata indietro non esiste. Può avvenire in una fase di coma profondo.

Silvia: Federica, dopo questa bella chiacchierata: perché leggere il tuo libro?

Federica: È un libro scritto col cuore, è il mio approccio al cranio sacrale, il mio modo di rapportarmi a questa tecnica. È adatto sia a operatori olistici che vogliono imparare la tecnica ma anche, e soprattutto, a persone profane che sono curiose di sapere di cosa si tratta e quali effetti positivi dà. Una tecnica senza alcuna contro indicazione, applicabile da 0 a 150 anni, molto profonda, che aiuta a entrare in contatto con ciò che di più intimo abbiamo, in modo da consapevolizzarle e risolverle.